6 Settembre 2021

IMPIANTI E TERMOVALORIZZATORI RIDUCONO LA TASSA RIFIUTI.

Confronti ambientali: Le grandi utility del Nord integrate con il riciclo: costi bassi, servizio migliore

Nel settore dei rifiuti, l’ambiente viene difeso meglio dove ci sono più impianti e dove c’è integrazione fra i diversi segmenti d’attività. Non è un caso che le grandi utility si stanno allargando dalla sola raccolta, gestione e trattamento dei rifiuti anche sui mercati correlati a valle, come la produzione finita di beni ottenuti dal riciclo. L’hanno fatto l’Iren con I.Blu e l’Hera con l’Aliplast, attive nel segmento della plastica riciclata; integrazione a valle anche nei piani della romana Ama e in quelli della lombarda A2A, la quale da tempo guarda il mercato dell’industria cartaria. 1l positionpaper «Da Nimbya Pimby, economia circolare come volano della transizione ecologica e sostenibile del Paese e dei suoi territori», presentato da A2A e The European House-Ambrosetti al fortundiVillad’Este a Cernobbio (oggi l’ultimo giorno dell’evento) dice che funzionano meglio e fanno pagare ai cittadini tariffe più parsimoniose le aziende di servizi ambientali che hanno una dotazione ricca di impianti di ogni tipo, compresi soprattutto i termovalorizzatori e gli impianti per trattare i rifiuti organici, cioè i residui alimentarie biologici che formano la frazione organica.

Aggiunge il recente studio Was del centro analisi Althesys che nel 2019 le maggioril2o aziende italiane del settore hanno investito 535 milioni soprattutto in nuovi impianti (6o% della spesa), e i più bravi sono quelli le grandi aziende integrate (46,9%) e quelle dell’Alta Italia (39,8% il Triveneto e 38,8 il Nordovest) mentre il Mezzogiorno investe in modo molto esiguo (7,6%). Quali le conseguenze per i cittadini? Semplice. Chi non ha termovalorizzatoti e altri impianti ha l’ambiente più lordo e paga una tassa rifiuti più salata. Nel Triveneto i cittadini pagano la tassa rifiuti più sobria d’Italia mentre i cittadini di Roma, Napoli e Palermo pagano il servizio più salato d’Italia. Cioè minimo risultato con il massimo sforzo. Lo confernia une, studio degli economisti del Cesisp Bicocca: nel 2019 la tassa rifiuti media in Italia era di 335,8 euro per ogni tonnellata di rifiuti, ma il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna hanno un servizio di qualità a prezzo basso (nell’ordine 241 e 267 euro) mentre sono fuori scala Roma (406), Napoli (430) e Palermo (550 euro per tonnellata di spazzatura).

Più si usano le discariche e più aumenta il costo, scrivono gli analisti del Cesisp: «Esiste una relazione significativa tra ricorso alla discarica e aumento del costo medio per tonnellata di rifiuti urbani. Il trattamento di rifiuti urbani negli impianti di termovalozzazione e il coincenerimento è correlato con la diminuzione del costo medio». Stando al programma ambientale europeo, che impone al 2035 un ricorso al riciclo per il 65% e la discarica limitata al 10%, l’Italia che oggi seppellisce sottoterra i120,9% dei 3o milioni annui di tonnellate di rifiuti urbani dovrebbe chiudere discariche per 4s milioni di tonnellate e dovrebbe rinunciare per altri 4,9 milioni di tonnellate agli impianti di trattamento meccanico biologico utili solo a consentire l’export della spazzatura (i Tmb di Roma o gli Stir di Napoli). Lo studio A2A-Ambrosetti dice che l’Italia dovrebbe dotarsi di almeno 6 o 7 termovalorizzatori come quelli di Brescia o di Milano, i quali con il calore prodotto riscaldano la città e hanno fatto spegnere centinaia di vecchie caldaie a gasolio e la qualità dell’aria è migliorata.

Il position paper A2A-Ambrosetti ricorda il censimento del Nimby Forum. I comitati del no paralizzano la costruzione di 26 termoutilizzatori, 18 impianti di compostaggio, 13 impianti di trattamento di rifiuti urbani, 8 impianti di trattamento di rifiuti speciali mentre (Assoambiente su dati Ispra) ogni anno spariscono nel nulla criminale 2,2 milioni di tonnellate di spazzatura: i migliori alleati delle mafie dei rifiuti sono i comitati del no, inconsapevolmente.

[Fonte: Il Sole 24 Ore del 5.9.2021]