Lo spreco alimentare comincia a venire arginato, ma solo sul fronte domestico. Quattro consumatori su 5 non gettano più via gli alimenti scaduti senza prima guardarli meglio e assaggiarli per vedere se il consiglio di buttarli entro una certa data è valido. Quattro mesi fa la percentuale era del 63%.
Sono i risultati di un sondaggio Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi istituito dal ministero dell’Ambiente e avviato da Last Minute Market con Swg. I dati sono stati resi noti oggi, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente. E rivelano un atteggiamento ancora contraddittorio nei confronti dello spreco alimentare: l’80% cerca di ridurlo a casa propria, esercitando una
maggiore attenzione prima di buttare via gli alimenti, ma la consapevolezza del danno complessivo prodotto dagli errori che portano agli sprechi è ancora lontana.
Il 52% ritiene che lo spreco incida solo in misura marginale sulla qualità dell’ambiente e il 5% che incida “in una qualche misura”. Solo il 43% degli italiani è convinto che ci sia una connessione “elevata” fra spreco alimentare e ambiente. Risposte che non combaciano con la fotografia del danno reale sia in termini ambientali che economici. Prendendo in considerazione il solo spreco domestico in Italia (8,7 miliardi di euro l’anno), risulta che quasi metà degli 80 euro di aumento mensile deciso dal governo viene gettata ogni mese nella spazzatura assieme al cibo avanzato o scaduto: lo spreco mensile medio a famiglia per cibo buttato via è di 30 euro. E, se si risale la catena della produzione alimentare misurando gli sprechi anche nella produzione agricola e industriale e nella catena della distribuzione, si scopre che in Italia si buttano altri 3,5 miliardi di euro di cibo all’anno.
“In una società colpita duramente dalla crisi economica, in cui la carenza di alimenti arriva a riguardare strati sociali impensabili fino a qualche tempo fa, lo spreco è una pratica ancor più ingiustificabile e insopportabile”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. “C’è una questione morale, prima ancora di quella economica, che riguarda tutti: dai grandi produttori a ogni singolo cittadino nel suo comportamento quotidiano. Dobbiamo passare dalla logica perversa dello spreco alla cultura del riutilizzo, partendo dall’educazione ambientale nelle scuole e da regole chiare per tutti i cittadini. Il semestre europeo e l’expo 2015 saranno due occasioni fondamentali per dimostrare l’impegno del governo su un tema decisivo per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo del paese”.
“I dati del sondaggio dimostrano che c’è ancora molta strada da fare: dall’indagine emerge che i giovani sono davvero poco attenti e sensibili alle questioni legate allo spreco alimentare e ambientale”, aggiunge il coordinatore di Pinpas (Piano nazionale di prevenzione dello spreco) Andrea Segrè. “Per questo proponiamo di inserire l’educazione alimentare e ambientale come materie obbligatorie di insegnamento scolastico. Un intervento da unire a quello che il governo ha già previsto a favore dell’edilizia scolastica, per legare il contenuto al contenitore. Nel 2015, anno dell’Expo, vogliamo che nelle scuole di ogni ordine e grado si insegni a dare valore al cibo”.
[fonte: repubblica.it]