Per il biometano un futuro da carburante green
22 Ottobre 2014
C’è molta attesa per le linee guida sugli incentivi al biometano che saranno pubblicate il prossimo 31 ottobre. A ridosso di questa scadenza, è stato fatto il punto della situazione in occasione del 6/0 “Forum sul compostaggio e il biogas” organizzato dal Consorzio Italiano Compostatori (Cic), che si è svolto a Milano.
Dallo scorso dicembre, spiega il Consorzio, “questa nuova fonte di energia ha trovato pieno riconoscimento anche in Italia, con un decreto ministeriale che ne incentiva la produzione a seconda dell’utilizzo: immesso in rete, usato per la cogenerazione o commercializzato per il settore trasporti. In quest’ultimo caso – prosegue il Cic – il decreto offre incentivi maggiori qualora il biometano derivi da specifiche ‘matrici’ come, ad esempio, la parte organica dei rifiuti urbani”.
Il Gse ha comunicato novità rispetto alle recenti normative in materia di biometano contenute nella Legge 116/2014 ‘Competitività’, che riguardano due scadenze fissate al prossimo 31 ottobre: semplificazioni per l’autorizzazione da parte delle Regioni ed emanazione di direttive sulle condizioni tecniche ed economiche per l’erogazione del servizio di connessione degli impianti di produzione di biometano da parte dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico.
I casi di ricerca e sperimentazione sul biometano, osserva il Cic, aprono scenari avvincenti in particolar modo per il suo utilizzo per autotrazione. Un progetto di Centro Ricerche Fiat sta studiando lo sviluppo di un motore bicilindrico a biometano, in parallelo ad un processo innovativo in grado di generare biometano da scarti biodegradabili, in collaborazione con Acea Pinerolese, Environment Park di Torino e Hysytech. Grazie a questo motore si stima di risparmiare l’emissione del 45% di CO2 rispetto a un motore tradizionale. Secondo i calcoli, con 540 milioni di metri cubi l’anno potrebbero essere alimentate 1.200.000 vetture utilitarie in un anno.
Quanto all’impatto economico della buona raccolta dell’organico, i dati diffusi dal Cic parlano di un grado di impurezza medio del 5,1% sul materiale raccolto tra il 2008 e il 2014. Un risultato positivo che però ha ampi margini di miglioramento. La presenza di plastica tradizionale nell’umido costa ancora annualmente tra i 10 e 12 milioni di euro, necessari per separare le frazioni estranee da quelle organiche.
Infine sul recupero di sfalci e potature provenienti dal verde pubblico e privato, il direttore del Cic, Massimo Centemero ha sottolineato che “fanno gola ad alcuni operatori del settore delle biomasse, che vorrebbero usare questi materiali a scopo energetico. Ma è solo una sottrazione netta al nostro settore di un rifiuto fondamentale per il processo di compostaggio”. Quindi il Cic considera “inammissibile e tecnicamente dannosa per il settore del recupero della materia organica – e per tutta la filiera della gestione dei rifiuti urbani – qualsiasi proposta di modifica delle leggi in materia di sfalci e potature”.