Sacchetti in Mater-bi superano le prove di compostaggio

8 Maggio 2017

Testati in Germania con quattro differenti processi di digestione anaerobica. Degradazione completa senza residui di bioplastica in meno di dieci settimane.

Uno studio commissionato da Novamont alle società IGluxWitzenhausen e Witzenhausen-Institut ha confermato la compostabilità dei sacchetti biodegradabili in Mater-bi negli impianti di digestione anaerobica tedeschi. I test hanno riguardato l’intero processo con quattro differenti tecnologie: Kompogas, Thoeni, Bekon e WTT, rappresentativi della maggioranza dei digestori anaerobici deputati al trattamento della frazione organica da rifiuti urbani presenti nel paese.

RISULTATI DEI TEST. Per ogni impianto è stato seguito il fine vita dei sacchetti per l’umido nelle fasi di pretrattamento, digestione anaerobica, post-compostaggio e maturazione. La percentuale in peso del Mater-bi presente nel materiale in ingresso era compresa tra il 3,5% e il 3,8%. La degradazione ha avuto inizio nello stadio di anaerobiosi per concludersi in fase di compostaggio, processo durato complessivamente tra le cinque e le dieci settimane, a seconda dell’impianto. In tutti i campioni esaminati – afferma Novamont – alla fine del test non è stato riscontrato alcun residuo di bioplastica, che risultava completamente degradato in tutti e quattro gli impianti, nei normali tempi di processo, smentendo qualsiasi riserva rispetto all’utilizzo dei sacchetti compostabili.

PERCHÈ IN GERMANIA. La sperimentazione è stata condotta in Germania, poiché il piano nazionale sulle energie rinnovabili prevede un contributo significativo dai rifiuti organici e cresce il loro utilizzo per la produzione di biogas. In ragione di ciò – fa sapere Novamont -, l’efficienza di intercettazione di questa frazione assume un’importanza cruciale per recuperare la parte energeticamente più ricca, ossia gli scarti di cucina. Fino ad oggi, tuttavia, anche laddove la raccolta differenziata dell’organico è già presente, le analisi merceologiche testimoniano che una percentuale significativa di organico continua ad essere conferito nel rifiuto indifferenziato; da qui il ricorso sempre più frequente ai sacchetti in bioplastica compostabile.

[fonte: polimerica.it]