Bottiglie in plastica biodegradabile? Al via una petizione. Non è un’impresa impossibile
14 Febbraio 2018
Dopo l’entrata in vigore della norma che obbliga tutti i negozi e i supermercati italiani a usare solo sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta e verdura, c’è chi chiede di andare oltre e ha lanciato una petizione, che ha già raccolto più di 207 mila firme, per chiedere ai governi e alle istituzioni di imporre alle aziende la sostituzione di tutte le bottiglie in Pet con contenitori in plastica biodegradabile. Si tratta di un obiettivo ambizioso, se consideriamo che nel mondo si vende più di un milione di bottiglie di plastica al minuto, e che ne viene recuperata meno della metà.
Non si tratta però di un’impresa impossibile. In commercio esistono acque minerali in bottiglie realizzate in PLA, un polimero che si ricava dalla fermentazione dei composti a base di zucchero e amidi delle piante, anche se le bevande non sono tutte uguali.
“Non ci sono particolari problemi – precisa Luca Foltran, esperto di packaging e sicurezza dei materiali – quando si impiegano bottiglie biodegradabili e compostabili come contenitori per acqua minerale frizzante o naturale, bibite analcoliche, infusi, succhi filtrati perché si tratta di alimenti con un basso potere estrattivo.
Diverso è il discorso per sciroppi, bevande non filtrate, bibite analcoliche e mosti con polpa di frutta, cioccolato e latte, che hanno un potere estrattivo maggiore. In questo caso, però, ricorrendo a con qualche accortezza in più da parte dei produttori si può arrivare realisticamente a soluzioni interessanti.
“I vantaggi nell’impiegare il PLA sono diversi – spiega Foltran – si tratta di una sostanza ricavata da una fonte naturale e rinnovabile, non è realizzato con petrolio e derivati e permette un risparmio in termini di emissioni di CO2”. Tuttavia va ricordato che, come per i sacchetti, la biodegradabilità del materiale non giustifica l’abbandono nell’ambiente. Per cui queste bottiglie devono essere smaltite come le altre attraverso la raccolta dei rifiuti organici. La conversione non può realizzarsi in tempi brevi, perché è necessario adeguare gli impianti di compostaggio che dovrebbero essere in grado di lavorare quantitativi decisamente maggiori rispetto a quelli attuali.
Si tratta comunque di un’iniziativa interessante, che potrebbe inserirsi nel piano annunciato dall’Unione europea per combattere l’abuso di plastica nel continente, ridurre i materiali plastici circolante e favorirne riciclo e riuso entro il 2030.
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