Caffè, finalmente le capsule diventano ecologiche
11 Aprile 2016
Dall’Italia al Canada, ci sono aziende che stanno provando a sostituire quelle tradizionali, difficili da riciclare e quindi inquinanti, con le compostabili.
Piccole, pratiche, garanzia di un buon caffè. Dalla fine degli anni ’80, quando iniziarono ad apparire sul mercato, le capsule monodose hanno rivoluzionato le nostre abitudini tanto che nel 2013 le vendite di macchine a capsula hanno superato quelle per il caffè filtrato. Apparentemente innocue ma difficili da riciclare perché composte da strati di materiali diversi e difficilmente separabili, si portano dietro un pesante bagaglio di impatto ambientale.
Un problema rilevato anche da amministrazioni comunali come quella di Amburgo, che ha vietato una serie di prodotti – tra cui le capsule- ritenuti troppo inquinanti dagli edifici dell’amministrazione comunale, e da leader del mercato come Keurig, che ha promesso di rendere riciclabili il 100% delle sue capsule entro il 2020, anche se John Sylvan, inventore delle Keurig k-Cups, in una recente intervista ha detto di essersi addirittura pentito di averle inventate.
Sono oltre 10 miliardi le capsule di caffè vendute nel mondo ogni anno.
A loro volta generano circa 120mila tonnellate di rifiuti, 70 dei quali solo in Europa e 12mila in Italia. Sono i dati di Life Pla4coffee, progetto europeo condotto da un team italiano che mira a produrre, entro il 2018, un prototipo di capsula compostabile realizzato con un nuovo tipo di PLA, una plastica biodegradabile ottenuta da vegetali che si propone di sostituire il packaging in PE, PET e alluminio.
In attesa di una soluzione univoca, sono però già in commercio alcuni tipi di capsule biodegradabili e compostabili che potrebbero iniziare ad ovviare a un problema progressivamente in crescita. Secondo i dati di IRI, i consumi di caffè sono in calo da almeno 4 anni (-5% rispetto al 2012), al contempo le vendite di quello porzionato sono cresciute del 21,3% sul 2014, con un fatturato di 200 milioni di euro ai quali si aggiungono i circa 300 milioni fatturati del network Nespresso, online e tramite i propri punti vendita.
Introdotta nel 2015 al Sustainability Lab di Cascina Cuccagna a Milano e presentata ufficialmente all’edizione 2016 di Fa’ la Cosa Giusta, la capsula compostabile Lavazza fa ufficialmente il suo ingresso nel mercato. Online al momento, dove viene venduta allo stesso prezzo delle miscele A Modo Mio, mentre non è ancora stata fissata una data per la vendita presso la grande distribuzione. La capsula, frutto di 5 anni di ricerca di Lavazza e Novamont, è realizzata in materiale Mater-Bi, la stessa bioplastica biodegradabile e compostabile dei sacchetti che hanno soppiantato quelli in plastica al supermercato. Una volta trattata nei siti di compostaggio, si degrada fino a diventare compost in 75 giorni.
La capsula compostabile LavazzaQui Lavazza non si è fermata, ma dal 2008 ha lavorato insieme a partner come Politecnico di Torino, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Novamont a trasformare in risorse sia la capsula che i residui al suo interno.
Analizzando i fondi di caffè, è stato rilevato che la loro composizione può innescare un processo di rigenerazione che può dare vita a nuovi materiali come biopolimeri, inchiostri, pellet, carta e funghi commestibili. Proprio questo ultimi sono stati il focus del progetto sperimentale Caffè Circolare, che in collaborazione con AMSA e l’impresa sociale “Il Giardinone”, in occasione di Expo ha trasformato 1500 kg di fondi di caffè, consumati nel corso dell’Esposizione Universale alla Piazzetta del Caffè Lavazza di Padiglione Italia, in 150 kg di funghi. Il risultato sono stati dei Pleurotus ostreatus con un contenuto di proteine più elevato rispetto a quello contenuto in altri funghi coltivati secondo metodologie standard, con 3 volte il contenuto di fibre e con il 50% in più di contenuto di fosforo in comparazione ad altri Pleurotus.
Un passo importante per Lavazza, che è oggi leader nel mercato single serve retail con una quota di mercato a valore superiore al 40% (dati di chiusura anno 2015), come conferma Pietro Mazzà, Head of marketing single serve Lavazza, e che già dal prossimo anno promette di ampliare la gamma dei prodotti compostabili. Non è però l’unica: a fine marzo 2015 ha debuttato nella grande distribuzione e online la gamma Èspresso1882, la capsula compostabile Vergnano, compatibile anche con le macchine Nespresso e Lavazza A Modo Mio, certificata “OK Compost” dall’ente internazionale Vinçotte e smaltibile nei rifiuti umidi. Immesse sul mercato con l’obiettivo di andare a sostituire l’intera gamma, le compostabili Vergnano hanno progressivamente preso il posto delle altre sugli scaffali e sono in vendita anche in Francia, Germania e Australia. A distanza di un anno dal lancio il bilancio è positivo: se il settore totale capsule vale per Vergnano 9,7 milioni di euro, quello delle compostabili tocca i 6,6 milioni di euro e circa 1,9 milioni di confezioni vendute.
Anche nel mondo si sta lavorando a soluzioni simili: a settembre 2015 la capsula per caffè, tè e altre bevande calde PurPod100™, ideata dalla torrefazione canadese Club Coffee ha ottenuto il benestare del BPI (Biodegradable Products Institute) e proprio il 22 aprile 2016, giornata della Terra, debutterà a Chicago la prima capsula compostabile PurPod100™ con caffè Hill Bros, marchio controllato dalla Massimo Zanetti Beverages Usa. Sempre in Canada, anche la G-Pak ha creato una capsula compatibile con la macchina Keurig, da riempire con qualsiasi tipo di caffè e ugualmente biodegradabile in 12 settimane, e sta lavorando per proporla ad aziende e torrefazioni private.Infine, non è compostabile ma è potenzialmente utilizzabile all’infinito MycoffeeStar, la capsula in acciaio inossidabile compatibile con tutte le macchine Nespresso. Ideata nel 2012 dal designer Erwin Meier, si riempie con qualsiasi tipo di caffè macinato e costa meno di 40 euro.
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