Contro lo spreco di cibo, è l’ora del doggy bag. Ma con stile

7 Marzo 2016

Comieco, il Consorzio per il recupero e l’avvio al riciclo di carta e cartone, ha lanciato insieme a Slow Food un kit di porta avanzi d’autore firmati da un gruppo di designer e illustratori. Belli prima ancora che utili

Mentre lo spreco di cibo diminuisce tra le mura domestiche – secondo Coldiretti nell’ultimo anno sei italiani su dieci lo hanno ridotto o annullato – continua nei ristoranti. «Sono molti gli alimenti che di solito si buttano: avanzi di pasti, parti di frutta e verdura non utilizzate per la preparazione dei piatti, scorte arrivate integre alla scadenza. Riuscire a contenere gli sprechi nel nostro settore non è facile, ma va fatto», dice Pietro Leemann, lo chef stellato del ristorante vegetariano Joia di Milano, da tempo impegnato per una cucina a basso impatto ambientale.

Iniziata nella ristorazione collettiva, grazie a esperienze come quelle del Banco alimentare, di Last Minute Market e della International Food Waste Coalition guidata da Sodexo, la battaglia contro lo spreco arriva quindi nei frigo e ai fornelli dei ristoranti e continua ai tavoli. Come testimonia l’osservatorio Waste Watcher, gli italiani si dicono sempre più attenti all’argomento, ma passare dalle parole ai fatti è difficile. In mezzo ci sono soprattutto ostacoli culturali: tre cittadini su quattro sono consapevoli che lo spreco può essere evitato portando a casa cibo e vino avanzati, ma il 41% degli intervistati si vergogna a chiedere al cameriere la doggy bag. Oggi la utilizza abitualmente solo il 9% degli avventori, mentre il 77% ritiene che ci siano ancora intralci.

Quello che serve, insomma, prima ancora di prescrizioni come quelle introdotte in Francia all’inizio del 2016, dove la doggy bag è fortemente raccomandata ai locali con più di 150 coperti, è l’abbattimento del muro dell’imbarazzo. L’associazione milanese Cena dell’amicizia è stata tra i primi a provarci: nel 2010 ha lanciato il progetto «Il buono che avanza», distribuendo ai ristoranti una busta di carta dove mettere il contenitore causa di tanto disagio. «Oggi i locali aderenti sono un centinaio, concentrati soprattutto in Lombardia, anche se la rete sta crescendo grazie al sostegno di aziende e istituzioni», spiegano dalla onlus.

Sull’onda di Expo, poi, l’entusiasmo per le doggy bag si è riacceso. Negli Stati Uniti sono usate persino da Michelle Obama e da star come la cantante pop Rihanna, ma si è capito che per farle accettare in Italia bisognava puntare molto sul lato estetico. Comieco, il Consorzio per il recupero e l’avvio al riciclo di carta e cartone, ha lanciato insieme a Slow Food un kit di porta avanzi d’autore firmati da un gruppo di designer e illustratori. Belli prima ancora che utili: «Una doggy bag all’italiana», dice Leemann, che in questi contenitori mette i paté preparati con le bucce di ortaggi o il pangrattato fatto il pane avanzato, da regalare agli ospiti a fine pasto. «Ne abbiamo distribuiti gratuitamente 15 mila in circa 150 locali tra Lombardia e la città di Roma. È un primo passo per stimolare il mercato a svilupparsi in questa direzione», spiega il direttore generale di Comieco Carlo Montalbetti.

Anche il ministero dell’Ambiente ha voluto far tesoro dell’eredità di Expo, con un progetto pilota lanciato a dicembre 2015 in cento locali del Veneto, che punta a reinterpretare i contenitori degli avanzi facendoli diventare delle pochette eleganti, chiamate «Family Bag». L’obiettivo è «svecchiare il termine», ma anche «affrancare il concetto dal ghetto del nostro immaginario e dal pudore di richiederlo a fine pasto. Non sprecare deve essere il nuovo stile di vita, e dunque richiedere una Family Bag connoterà un comportamento virtuoso», riassume il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani, che ha lanciato il progetto in collaborazione con Conai e Unioncamere Veneto. E mentre nella prossima guida delle Osterie Slow Food saranno segnalati i locali che offrono ai clienti un contenitore per gli avanzi, da più parti si parla di una legge per renderlo obbligatorio: «L’iniziativa del ministero è necessaria per cambiare la cultura degli italiani e dei ristoratori sul tema dello spreco, prima di una eventuale provvedimento impositivo. L’approvazione di una norma che renda obbligatorie le family bag nei ristoranti dipende dal Parlamento, ma sono pronta ad appoggiarla e a dare il mio contributo, con l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare», assicura Degani.

[lastampa.it]