Da pionieri italiani la mini-compostiera da città
9 Giugno 2014
Partner per decollare sul mercato in Europa cercasi. A lanciare l’appello pionieri italiani del riciclo pronti a lanciare eco-tecnologie innovative: una compostiera che assomiglia ad una mini-lavatrice da appartamento e un sistema che tratta gli scarti dei frantoi oleari per produrre fertilizzante di qualità.
La Commissione europea le ha cofinanziate, per poi metterle in vetrina al maxi-evento della Settimana verde a Bruxelles.
Entrambe hanno un enorme potenziale di mercato, basti pensare alle migliaia di comuni alle prese con la raccolta differenziata di tonnellate di rifiuti urbani e ai circa 12mila frantoi in Europa, da cui si ricavano quasi 3 milioni di tonnellate di olio di oliva l’anno. La compostiera del progetto N.O.WA.S.T.E., che sarà testata quest’estate da mille famiglie dei comuni di Gaggi, Castelmola e Melilli in Sicilia, non genera cattivi odori e toglie l’organico dalla discarica, ne riduce il volume del 70%.
“Il nostro obiettivo è arrivare ad una gestione dei rifiuti a km zero, facendo in modo che ogni comunità ne tragga anche il ricavo energetico” spiega Giuseppe Lo Bianco, presidente dell’Istituto di ricerca, sviluppo e sperimentazione sull’ambiente e il territorio (IRSSAT) che ha sede a Misterbianco (Catania). Il ciclo si chiude infatti quando l’organico trattato arriva ad un biodigestore, che mentre produce compost di qualità preleva anche biogas e produce energia (www.lifenowaste.it).
La nuova compostiera prodotta su scala “dovrebbe costare sui 250 euro, ma alle famiglie potrebbe essere data in comodato d’uso dalla comunità, che non portando l’organico in discarica si libera di costi” spiega Lo Bianco, che dopo il test siciliano è a caccia di partner per un nuovo progetto pilota che produca anche biogas ed elettricità coinvolgendo 10/15mila abitanti in due realtà, una nel Nord e una nel Sud Europa. Dopo l’Italia, è pronto a sbarcare in altri Paesi Ue anche Tirsav Plus (www.tirsavplus.eu).
“Ci interessa promuovere a livello europeo il nostro progetto, che si occupa del recupero degli scarti di lavorazione dei frantoi oleari: le sanse e le acque di vegetazione, un problema importante dal punto di vista ambientale e gestionale” spiega Antonio Feola, project manager di Tirsav Plus, che ha coinvolto una ventina di frantoi all’interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
“Il fatto di recuperare una sostanza organica che normalmente è un problema ambientale per produrre un fertilizzante utile per l’agricoltura è il risultato più importante” racconta Feola. “L’innovazione – spiega il project manager – sta nel fatto che abbiamo centralizzato il sistema di recupero: preleviamo sia la sansa sia l’acqua di vegetazione, la portiamo in impianto e prepariamo una miscela con altri materiali, come foglie di olivi e frascame, che poi mandiamo in compostaggio. Dopo circa 120 giorni il prodotto finale è un fertilizzante a norma di legge”.
Alcuni addetti al settore spagnoli, greci e turchi a Bruxelles hanno segnalato interesse, ora si aspettano le proposte concrete. [ANSA]