Raccolta differenziata, rifiuti organici, compostaggio. Per molti italiani sono ormai pratiche abituali, come dimostrano i dati del rapporto ”Rifiuti Urbani 2012” dell’Ispra secondo i quali la frazione organica dei rifiuti raccolta ammonta a circa 4,2 milioni di tonnellate, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente e un elevato potenziale sviluppo. Se avviato in modo capillare sull’intero territorio italiano, la raccolta dell’organico potrebbe ammontare a 6-7 milioni di tonnellate l’anno.
Ma per chi non possiede una compostiera in casa, non basta differenziare i rifiuti organici (avanzi di cucina e di giardino) dagli altri tipi di rifiuti ed è altrettanto importante utilizzare per la raccolta i sacchetti giusti, biodegradabili e compostabili in modo da non interferire con le pratiche di compostaggio o digestione anaerobica. I requisiti dei sacchetti, dalla dimensione alle caratteristiche fisico-meccaniche, sono indicati nella norma Uni 11451 ”Sacchi biodegradabili e compostabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti solidi urbani – Tipi, requisiti e metodi di prova”, entrata in vigore a giugno 2012.
”Nella norma Uni 11451 si definiscono i riferimenti tecnici dei sacchetti biodegradabili e compostabili destinati alla raccolta dell’umido domestico – spiega Claudio Puliti, relatore della norma – la norma è importante per il consumatore perché identifica un prodotto idoneo per la raccolta dell’umido domestico, e per il gestore della raccolta rifiuti perché il film che costituisce il sacchetto può essere trattato insieme ai rifiuti organici, negli appositi impianti di compostaggio e di digestione anaerobica”.
Un altro riferimento utile per consumatore, aziende e operatori dello smaltimento, è quello della norma Uni 13432 che definisce le caratteristiche che un imballaggio deve possedere per potersi definire biodegradabile e compostabile: biodegradarsi almeno del 90% in 6 mesi (cioè, almeno il 90% del carbonio organico costituente il materiale deve trasformarsi in anidride carbonica) e disintegrarsi in condizioni di compostaggio in un periodo massimo di 3 mesi.
Inoltre, il materiale non deve avere effetti negativi sul processo di compostaggio, la concentrazione dei metalli pesanti presenti deve essere inferiore ai limiti indicati in norma, il compost risultante dopo la degradazione del materiale non deve avere effetti ecotossici sulle piante, considerato che il suo utilizzo finale è quello di fertilizzante in campo agricolo. I sacchetti destinati alla raccolta dell’umido domestico devono essere realizzati con materiali biodegradabili e compostabili certificati a norma Uni En 13432.
A completare il quadro normativo, la norma Uni En 14995 per il settore di produzione dei sacchi, che classifica questi ultimi in quattro classi (A,B,C,D) in base alla loro capienza e testandone la resistenza. Il rispetto di quest’ultima norma garantisce al cittadino che i sacchetti biodegradabili e compostabili per la raccolta dell’organico siano idonei allo smaltimento in impianti di compostaggio e adeguati al tempo stesso ad un utilizzo domestico, commerciale e industriale.