Rifiuti, il mercato diviso in 463 aziende, troppe e piccole. Ancora mille Comuni gestiscono il servizio in house. Il paragone con l’Europa
1 Febbraio 2016
Un fatturato da oltre 10 miliardi l’anno diviso in 463 operatori, a dimostrazione di un mercato molto, troppo frammentato. E nel quale ci sono ancora addirittura mille Comuni, soprattutto al Sud, che gestiscono direttamente il settore. Altro che concorrenza. Su 463 società, il 55% sono pubbliche, il 27% miste e solo il 18% private. Ecco il pianeta rifiuti in Italia, presentato nel sesto rapporto «Green book» di Utilitalia, in collaborazione con la Cassa depositi e prestiti. E anche nel confronto con il resto dell’Ue siamo molto indietro: la Germania, ad esempio, non usa affatto discariche, il 35% si incenerisce, il 48% si recupera (riciclo e riuso) e il restante 17% diventa compost (da scarti organici a fertilizzanti). La Svezia fa anche meglio (1% in discarica, 50% incenerimento, 34% recupero di materia e 15% compost). Comportamenti virtuosi pure in Francia (29% in discarica, 33% incenerimento, 21% recupero e 17% compost). Nettamente staccata l’Italia: 39% in discarica, 20% incenerito, 26% recuperato e 15 diventa compost.
La raccolta differenziata
Se sulla raccolta differenziata abbiamo fatto notevoli passi avanti (nel 2014 siamo al 45,2%), non sarà facile, però, arrivare a centrare gli obiettivi fissati da Bruxelles: il 65% dei rifiuti urbani e il 75% di imballaggi vanno riciclati entro il 2030. Anche perché l’Italia dimostra, secondo la ricerca, scarsa capacità di investire, innovare da un punto di vista tecnologico, riciclare e trasformare gli scarti in energia. Sul fronte degli investimenti, ad esempio, solo 2 miliardi sono stati spesi in Italia nel 2011-2015 a fronte di un fabbisogno previsto per i prossimi 5 anni di 6-7 miliardi di euro per acquistare soprattutto tecnologie.
La Tari aumenta
La legge delega della riforma Madia sul riordino dei servizi pubblici dovrebbe provare a rimettere ordine, se si pensa, tra l’altro, che il 51% delle aziende fattura meno di 10 milioni e il 4% degli operatori, invece, ha un volume d’affari superiore ai 100 milioni (pari al 40% di tutta la torta). Intanto, le tariffe (Tari) continuano a salire e lo scorso anno hanno toccato i 215 euro l’anno per una famiglia tipo (3 componenti) in un Comune sotto i 50 mila abitanti, ma se invece vive in una città con più di 200 mila residenti, la stessa famiglia paga 321 euro.
[fonte: corriere.it]