Fare il pieno con i rifiuti? Funziona, ma non si può
15 Marzo 2016
Fare il pieno alla propria autovettura usando solo i rifiuti come combustibile. Oppure il letame animale. Funziona, ma non si può. Non è uno scherzo, e neppure un sogno. E’ invece un fatto che il biometano (gas derivato dal biogas dopo un processo di raffinazione e purificazione) può ridurre del 23% le emissioni di Co2 rispetto ai motori a benzina e del 15% rispetto a quello a gasolio sui mezzi pesanti. In Italia però mancano ancora la normativa e i decreti attuativi affinchè sia possibile metterlo in rete e venderlo come carburante per autotrazione. Un’occasione persa, e un ritardo strutturale che penalizza il nostro Paese, sempre alla disperata ricerca di nuove soluzioni per rendere la mobilità su ruote meno inquinante ma alle prese con una burocrazia che sembra remare in senso contrario.
Del resto sembrano abbastanza chiaro i dati forniti da Fca e Cnh Industrial nell’ambito di “Biometanoday”, giornata dedicata all’approfondimento dei temi relativi alla mobilità sostenibile e, in particolare, all’uso del gas naturale come carburante. «Metano e biometano continuano a essere l’asse principale di sviluppo della nostra sostenibilità», ha spiegato Daniele Chiari, Product Plannig Emea di Fca, che nel 2015 ha commercializzato in Europa oltre 44mila veicoli e vetture a metano. «In Italia non manca né la tecnologia né l’impegno, ma serve solo un ultimo passo per rendere il quadro più trasparente», ha aggiunto Michele Ziosi, responsabile relazioni istituzionali Emea-Apac di Cnh Industrial.
Cos’è. Il Biometano è il metano di origine biologica, come dice il nome, e viene prodotto con sostanze esclusivamente naturali, senza aggiunte chimiche. Inoltre, è una fonte di energia rinnovabile e viene prodotta da un’ampia varietà di biomasse, come i rifiuti organici o quelli agricoli, garantendo una maggiore autosufficienza energetica, anche con la possibilità di essere utilizzato nei veicoli a gas naturali già in commercio.
La situazione. L’Italia ha il potenziale per essere il terzo produttore al mondo di Biometano: sono infatti già oltre 1.500 gli impianti a biogas esistenti, per una produzione di più di 2 miliardi di metri cubi di gas naturale, che potrebbe essere potenzialmente trasformato in Biometano. Nel nostro Paese tuttavia questo combustibile attualmente può essere prodotto, ma per essere solamente utilizzato dalle ditte produttrici, senza immetterlo in rete o venduto. Lo stesso vale per i mezzi di trasporto: solo i veicoli delle aziende che lo producono possono essere spinte da motore a Biometano. Il BiometanoDay è stato anche l’occasione per presentare due eccellenze del territorio con cui Fca e CnhI lavorano, l’Egea di Ozegna e l’Acea Pinerolese Industriale Spa, che ha partecipato al progetto della Panda Biomethair, prototipo progettato dal Crf dotato di un piccolo motore sovraalimentato, completamente dedicato e ottimizzato per l’utilizzo del biometano, ma predisposto anche all’utilizzo delle miscele metano/idrogeno.
Le norme. «Non manca la tecnologia e l’impegno, ma va fatto l’ultimo passo», ha spiegato Michele Ziosi, rappresentante di CNH Industrial, leader europeo nella tecnologia a gas naturale. E questo passo consiste nel superare tutte le incertezze normative sulla fiscalità del settore, snellire le procedure per ottenere le autorizzazioni per le costruzioni di infrastrutture e rendere più chiaro il mercato dei certificati d’immissione. Se i 2 miliardi di metri cubi di biogas disponibile fossero trasformati in Biometano, quest’ultimo corrisponderebbe ai consumi annui di due milioni di veicoli.
I numeri. Parlando di motori e di trasporti, le tanto temute emissioni di Co2 con un pieno di questo tipo di gas diventano quasi nulle: un’auto spinta da Biometano può essere paragonabile ad una vettura elettrica, con appena il 3% di emissioni, in rapporto al 100% di un benzina ed il 69% del metano classico. Elementi importanti, tanto che i membri del G20 a Brisbane nel 2014 hanno riconosciuto le potenzialità del gas naturale per ridurre il consumo di energia, con un minor impatto ambientale e sui cambiamenti climatici.
Fca e il metano. Come detto, nel 2015 Fca ha commercializzato in Europa oltre 44 mila veicoli a metano, tra vetture e veicoli commerciali
leggeri, portando così a oltre 690 mila le unità vendute dal 1997. Restano comunque, come ha sottolineato Daniele Chiari di Fca, «i
problemi strutturali, che ancora persistono in Italia e frenano lo sviluppo del metano per autotrazione e che sono un ostacolo all’utilizzo del biometano: una rete di distribuzione del metano insufficiente in molte regioni, cui si aggiungono gli aspetti burocratici per l’apertura di nuovi impianti e il necessario completamento del quadro normativo riguardante la produzione e l’immissione in rete del biometano». Dal 2005 il numero di distributori in Italia è più che raddoppiato (passando da 515 a 1095, di cui 42 su autostrada). Ci sono però ancora intere aree non coperte da distributori, come la Sardegna, o dove esiste una sola pompa in tutta la regione, come in Valle d’Aosta.
[avvenire.it]