Povertà e spreco in Toscana, il cibo che finisce nel cestino basterebbe per 1.500 famiglie
26 Settembre 2016
A fronte di una spesa alimentare pari a 449,79 euro al mese, 28 sono sprecati: fanno 90 kg/anno procapite.
La Toscana ha retto meglio di altre Regioni ai colpi della crisi, che ancora continuano, ma non è certo rimasta indenne. Su 1 milione e mezzo di famiglie italiane in povertà assoluta – a livello nazionale il 13 % delle famiglie dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni – 54mila sono toscane. Ciò non impedisce però lo sviluppo su territorio di un paradosso ormai comune in Occidente: in media, a fronte di una spesa alimentare pari a 449,79 euro al mese, un cittadino toscano spreca ogni anno 90kg di cibo (28 euro di cibo a persona, contro una media italiana di 28,6€).
Diventano così 340mila le tonnellate di alimenti buttati nel cestino annualmente, pari ad un valore di 3,75 milioni di euro. Quanto basterebbe per garantire pasti decenti a 1.500 famiglie toscane povere, oltre un terzo del totale.
Sono i dati messi in fila da Cia e Associazione nazionale pensionati della Toscana, che a Firenze hanno presentato una pubblicazione dal titolo “La cucina degli avanzi – attraverso le ricette contadine”, ricordando come sia «dall’abbondanza e dalla mancanza di cultura che nasce e si alimenta lo spreco e il poco rispetto per il cibo – commenta Enrico Vacirca, segretario Anp Cia Toscana – È proprio dagli avanzi, invece, che sono nati i piatti che rappresentano la tradizione culinaria della Toscana», in tempi quando la povertà era assai più diffusa ma mai uno stigma sociale. Una cucina in gran parte povera, che non ha però inibito la produzione di beni agroalimentari di primissima qualità: è sempre la Toscana la regione dell’eccellenza a tavola con 31 sono i prodotti Dop o Igp, 58 i vini a denominazione, oltre 20 i presidi slow food e oltre 500 i prodotti tradizionali censiti, un primato nazionale. Gli stessi organizzatori dell’evento fiorentino riconoscono però come quella promossa sia una prima iniziativa in un percorso fra i cittadini-consumatori che deve portare ad una consapevolezza maggiore sul tema degli sprechi a tavola, ma davanti a numeri che allarmano c’è bisogno di politiche adeguate, un’azione collettiva per ridurre il dato pro capite dello spreco alimentare in Toscana.
A livello nazionale – dove è stata recentemente approvata in via definitiva una legge contro lo spreco alimentare – come in quello regionale (dove l’assessorato alla Salute ha predisposto interventi per favorire la redistribuzione delle eccedenze alimentari), l’attenzione al problema sale di pari passo con quello dell’allarme, senza però riuscire ancora a neutralizzarlo.
Nel mentre, come ricordano i dati diffusi da Coldiretti Toscana, la spesa alimentare nel Paese è tornata a salire dopo anni di cinghie sempre più strette: nel 2015 sulle tavole si è registrato un aumento degli acquisti che va dal +5% per il pesce al +19% per l’olio di oliva ma cresce anche la spesa per la frutta (+5%), per gli ortaggi freschi (+3%) e per la pasta secca (+1%). Una storica inversione di tendenza che ha fatto registrare un boom nel 2016 con i consumi di frutta e verdura, il cui consumo procapite quest’anno si stima sfiorerà i 320 chili a testa.
C’è però da domandarsi quanti di questi alimenti verranno realmente consumati dagli acquirenti. Come sottolinea la Cia Toscana, a livello domestico molti tra i prodotti sprecati (anche per la loro elevata deperibilità) sono proprio gli ortofrutticoli (17%), ma anche pesce (15%); pasta e pane (28%), uova (29%); carne (30%) e latticini (32%).
Una tendenza che accomuna la Toscana all’Italia. Il territorio regionale è solo leggermente sotto alla media nazionale (dove lo spreco pro capite si stima in 94 kg/anno), con il 38% dei consumatori che butta via alimenti scaduti o andati a male meno spesso di una volta al mese; il 42% lo fa una volta al mese, il 17% ogni settimana mentre il 3% addirittura ogni giorno (in Italia l’8%).
«C’è bisogno – commenta Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana – di maggiore consapevolezza da parte di tutti continuando a lavorare seriamente sullo sviluppo e l’implementazione di programmi di prevenzione dei rifiuti». Qui anche la buona comunicazione ha un suo prezioso ruolo da svolgere: il 47 % della popolazione dichiara di comprare più di quello che serve (il 2% “molto di più”), ma ben il 42% non è a conoscenza degli ingenti sprechi di cibo a livello globale. Molto probabilmente, visti i risultati raccolti sul territorio, ha scarsa percezione anche dei propri.
[Greenreport.it]